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Un dialogo interessante e formativo quello tra me e Massimo Verdicchio massaggiatore ma “non solo” della Cluentina Calcio di Macerata, dal quale sono emerse alcune interessanti sfaccettature di questa realtà sportiva maceratese.

Massimo, che ruolo rivesti all’interno della Cluentina?

All’interno della Cluentina Calcio rivesto il ruolo di massaggiatore sportivo; da quando sono entrato a far parte della Cluentina, da 13 anni questa parte la squadra ha cominciato a vincere il primo campionato, passando dalla terza categoria alla seconda e in seguito dalla seconda in prima. Ottimo il rapporto di fiducia che si è instaurato tra me e la dirigenza che è rimasta quasi invariata.

Sei anche un esperto ed appassionato di calcio, vero?

Esperto e appassionato; sin da ragazzo ho iniziato a giocare a calcio acquisendo competenza e conoscenza grazie alle mie esperienze con questa disciplina sportiva. Anche la dirigenza riconosce questi miei meriti, capita infatti, che anche a me chiedano pareri di tipo tecnico-calcistico.

Puoi quindi considerarti anche consulente calcistico?

Assolutamente sì, e questo mi fa piacere, c’è una totale fiducia da parte della Società nei miei confronti a 360 gradi e non solo rispetto al ruolo che ricopro, ovvero quello di massaggiatore.

Il tuo ruolo precipuo si può considerare abbastanza delicato, proprio nei momenti di relax dei giocatori può venire alla luce qualche indiscrezione o qualche commento in più, mi sbaglio?

massimo verdicchioNo, direi che non sbagli affatto! La figura del massaggiatore di una squadra di calcio a questi livelli, in cui le figure non sono al completo rispetto ad una squadra professionistica dove c’è lo psicologo, il massaggiatore ed il fisioterapista, si trova a ricoprire un po’ tutti questi ruoli, diventando anche un buon referente per esempio, anche dell’allenatore, grazie alla possibilità di avere un dialogo maggiore con i giocatori, non soffermandosi, insomma, alla mera cura del disturbo muscolare del momento.

Spesso un giocatore si confida molto di più con il massaggiatore che con il suo allenatore, se per esempio è  solito andare a dormire alle 5 del mattino, questa cosa all’allenatore non la confesserebbe mai, diversamente a quanto accade con il massaggiatore.

Se un ragazzo ha un problema cerco di aiutarlo in tutti i modi, chiedendo talvolta il parere anche di quelle persone che considero più esperte di me nei vari settori, non ritenendomi certamente il “detentore della verità assoluta”, forse per questo motivo anche gli allenatori mi rispettano e si confidano con me.

Al giorno d’oggi nell’ambito della medicina sportiva ci sono ‘tante teorie’ e non è sempre facile trovare la giusta via per risolvere le problematiche, lo posso dire perché ho provato sulla mia pelle, proprio come giocatore, il disagio creato da alcune ‘fregature.’

Che cosa puoi dirmi in merito all’Accademia dello sport, in pratica la scuola di formazione della Cluentina?

Tra le cose che ritengo fondamentali nel calcio, c’è la formazione dei giovanissimi, in quel caso agli allenatori va il compito di introdurli in maniera corretta nel mondo del calcio; un po’ come una ‘pianta giovane’ che deve crescere diritta sin dalla sua nascita, i provvedimenti tardivi servono a ben poco secondo me.

E’ fondamentale che il settore giovanile sia curato da allenatori qualificati, sono dell’opinione che il nostro calcio debba spesso compararsi al professionismo:” bravo non è certo Guardiola che fa giocare Messi, bravo è stata però quella persona che ha insegnato a Messi a diventare il professionista che sappiamo. A quei livelli è il giocatore che fa la fortuna dell’allenatore e non certo il contrario.

massimo verdicchioChi invece segue la formazione del piccolo giocatore ha una grande responsabilità, quella di dare le basi di comportamento, di come si diventa uomo e di come si diventa un calciatore, questa è la mia idea.

Voglio sottolineare che c’è una cosa che mi dispiace dei ragazzi di oggi: i modelli di vita e di valori che la società propone loro, creano maggiore difficoltà nella piena comprensione dello sport, lo spirito di sacrificio è un po’ carente secondo me, oppure non è più presente nei giovanissimi come tempo fa.

Ho avuto modo di partecipare ad un convegno sull’infortunistica nel calcio, tra i relatori erano presenti dei veri e propri luminari del settore e portavano come esempio, ad avvalorare quello che ti ho appena detto, un ragazzo appena quattordicenne con problemi muscolari, che come si dice spesso “cosa che non esisteva proprio” quando ero piccolo.

Ricordo che andavo a fare gli allenamenti due volte alla settimana, una volta terminati però continuavo a giocare a pallone anche in oratorio con i miei amici, allenandomi complessivamente per circa sei ora al giorno. I ragazzi di oggi sono certamente meno allenati, per quanto riguarda la forma fisica posso affermare che nelle squadre che ho avuto modo di conoscere, i calciatori di 45 anni, stanno molto meglio rispetto alle nuove leve.

Vorrei concludere questo nostro piacevole dialogo dicendo che qualunque campionato possa disputare, la Cluentina è sempre vincente, come in una grande famiglia, quando regna l’armonia, la vittoria è piena e garantita.

Luca D’Innocenzo

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